GIOVANNI BATTISTA RANDI
Nasce 1'8 aprile 1875 a Masi, comune all'estremo confine meridionale della provincia di Padova, sotto l'argine sinistro dell'Adige. Il padre, Giuseppe, possiede un piccolo fondo; la madre, Maria Massari, è donna casalinga di umili origini.La rotta dell'Adige nel settembre del 1882 sconvolge la loro modesta vita. Divenuto improduttivo il piccolo podere per i depositi di sabbia e di ghiaia alluvionali, la famiglia si trasferisce a Padova, dove inizia una vita di strettezze. Il piccolo Titta, all'età di otto anni, entra come fattorino nella libreria dei fratelli Drucker.
Dotato di forte memoria e di spirito volitivo, acquisisce cultura e impara l'arte del libraio da Carlo Drucker (1842-1916) e dal professor Enrico Drucker (1848-1923), israeliti di origine tedesca, poliglotti e bibliofili. Alla loro libreria, ubicata in via 8 Febbraio, presso il Canton del Gallo, confluisce il mondo universitario. Il bravo Titta, legandosi per gratitudine e affetto particolarmente ad Enrico, passa da fattori·· no a commesso e successivamente a direttore.
Alla fine del 1919, quando la libreria in cui ha lavorato per quasi quarant'anni sta per essere ceduta, si decide a rilevare la prestigiosa libreria "Draghi", già offertagli precedentemente, con inizio al primo di gennaio 1920. Vive per la famiglia, per i libri e per i fruitori della cultura, continuando ed ampliando l'opera di Angelo Draghi, facendo del suo negozio non soltanto un centro di vendita ma anche di incontro e di scambio di idee nel segno del reciproco rispetto e dell'amicizia.
Risparmiatore nel senso più eletto della parola, cioè nemico di ogni spreco, abbellisce la sua non lunga vita con atti di generosità, nonostante sia impegnato con notevoli sacrifici (anche a causa della deflazione dovuta alla " quota 90 " fissata nel '26 e raggiunta nel '27) per l'acquisto dei locali, che sarà terminato qualche anno dopo la sua morte.
Prove della sua magnanimità sono: la donazione alla Biblioteca Bertoliana di Vicenza di tutti i manoscritti e documenti interessanti la storia e la cultura vicentina, già appartenenti alla biblioteca del conte Antonio Pagello, da lui acquistata; l'aver donato alla Magnifica Comunità Cadorina l'autografo dell'ode "Cadore" del Carducci; la cessione a prezzo modestissimo alla Biblioteca Civica di Padova della preziosa edizione aldina del Petrarca (1521), postillata da Pietro Bembo.
Dopo il rifiuto del Comune a tramutare in via Arrigo Boito la via Cavour (l'antica contrada dei Morsari fino al 1900) per onorare il musicista nato nella casa dove è ubicata la libreria, fa murare nel maggio del '30 una lapide a ricordo.
Nello slancio della sua operosità, spesso senza la sosta del mezzodì, viene colto dalla morte nella notte tra il 21 e il 22 aprile 1931.
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